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della chiesa cattedrale di benevento 447

quella S. Visita si legge: «Inde ascendit ad lectorinum existens supra chorum, a latere destro maioris altaris, superpositum in columnis marmoreis, decenter constructum». Ora si rifletta che l’Arcivescovo Palombara, a distanza di pochi giorni, dal 24 Febbraio al 5 Marzo, usa espressioni differenti nel descrivere il primo ed il secondo ambone: dice il primo lectorum marmoreum, ed il secondo con diminuitivo lectorinum, il primo pulchrum, bene temptum et decenter positum, ed il secondo soltanto decenter constructum. Per la qual cosa non puossi ritenere che i due pulpiti abbiano avuta eguale importanza, sieno stati opera del medesimo stile e del medesimo artista; invece è a ritenersi che il secondo sia stato un pergamo comune, o per lo meno non di eguale importanza del primo. Ma che il pulpito di S. Bartolomeo non abbia avuto mai nulla di comune con questi della cattedrale è dimostrato anche dal fatto che quello stava ancora al suo posto nell’anno 1687, mentre Giovanni De Nicastro ci ha fatto sapere che nel 1683 già in quest’ultima ne esistevano due. Di vero negli atti della S. Visita di Orsini dall’anno 1687 al 16881 leggesi: «Il pulpito sta cadente, ed ha bisogno di molto riparamento». Dopo ciò, sembra ozioso intrattenersi più lungamente sul proposito.

Escluso che uno dei due pulpiti attuali del Duomo sia appartenuto alla distrutta basilica di S. Bartolomeo, e assodato che nel 1577, secondo il documento della S. Visita di Palombara, nel Duomo stesso ne esisteva un solo, a sinistra del coro nella nave maggiore, proverò che i due amboni attuali sieno parti dell’unico del 1577. Per fare questa dimostrazione occorre, innanzi tutto, conoscere bene le varie membra dei due attuali con una esatta descrizione, la quale riuscirà più chiara facendo corrispondere le parole ai segni sensibili dello schizzo ostensivo seguente

  1. Vol. I. pag. 34.