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108 ii - siroe


ma si celi l’autor. Se il primo io taccio,
tradisco il padre; e se il secondo io svelo,
sacrifico il mio ben. Cosí...
 (posa il foglio sul tavolino)
 Ma parmi
che il re s’inoltri a questa volta. Oh Dio!
Che farò? S’ei mi vede,
dubiterá che venga
da me l’avviso, ed a scoprirgli il reo
m’astringerá. Meglio è celarsi. O numi,
da voi difesa sia
Emira, il padre e l’innocenza mia.

SCENA XI

Cosroe, Siroe in disparte, poi Laodice.

Cosroe. Che da un superbo figlio
prenda leggi il mio cor, troppo sarei
stupido in tollerarlo. E quale, o cara,
 (vedendo Laodice)
insolita ventura a me ti guida?
Laodice. Vengo a chieder difesa. In questa reggia
non basta il tuo favor perch’io non tema.
V’è chi m’oltraggia e chi m’insulta.
Cosroe.  A tanto
chi potrebbe avanzarsi?
Laodice.  E il mio delitto
è l’esser fida a te.
Cosroe.  Scopri l’indegno,
e lascia di punirlo a me la cura.
Laodice. Un tuo figlio procura
di sedurre il mio amor: perch’io ricuso
di renderlo contento,
minaccia il viver mio.