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atto primo | 111 |
Medarse. Fu Siroe istesso.
Laodice. Chi ’l crederebbe?
Medarse. Ei mi volea compagno
al crudel parricidio. Invan m’opposi;
la tua morte giurò: perciò Medarse
in quel foglio scoprí l’empio desio.
Siroe. Medarse è un traditor. Quel foglio è mio. (si scopre)
Medarse. (Oh ciel!)
Laodice. (Che veggio mai!)
Cosroe. Siroe nascoso
nelle mie stanze!
Medarse. Il suo delitto è certo.
Siroe. Ei mente. A te mi trasse
il desio di salvarti. Un core ardito
ti desidera estinto, e sei tradito.
SCENA XIII
Emira sotto nome d’Idaspe, e detti.
Emira. Chi tradisce il mio re? Per sua difesa
ecco il braccio, ecco l’armi.
Siroe. Solo Idaspe mancava a tormentarmi!
Cosroe. Vedi, amico, a qual pena
mi serba il ciel.
(dá il foglio ad Emira, la quale lo legge da sé)
Laodice. (Che inaspettati eventi!)
Emira. Donde l’avviso? È noto il reo? (rende il foglio a Cosroe)
Medarse. Medarse
tutto svelò.
Siroe. Il germano
t’inganna, Idaspe; io palesai l’arcano.
Cosroe. Dunque, perché non scopri
l’insidiator?
Siroe. Dirti di piú non deggio.