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ATTO TERZO

SCENA I

Cortile.

Cosroe ed Arasse.

Cosroe. No, no; voglio che mora.
Abbastanza finora
pietosa a me per lui parlò natura.
Arasse. Signor, chi t’assicura
che, Siroe ucciso, il popolo ribelle
non voglia vendicarlo; e, quando speri
i tumulti sedar, non sian piú fieri?
Cosroe. Sollecito e nascosto
previeni i sediziosi. A lor si mostri,
ma reciso, del figlio il capo indegno.
Vedrai gelar lo sdegno,
quando manchi il fomento.
Arasse.  Innanzi a questo
violento rimedio, altro possiamo
men funesto tentarne.
Cosroe.  E quale? Ho tutto
posto in uso finora: Idaspe ed io
sudammo invano. Il figlio contumace
morto mi vuol, ricusa i doni e tace.
Arasse. Dunque degg’io...
Cosroe.  Sí, vanne: è la sua morte
necessaria per me. Pronuncio, Arasse,
il decreto fatal; ma sento, oh Dio!