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142 ii - siroe


          diventa umana
          la tigre ircana;
          e lo difende
          dal cacciator.
               Piú fiero core
          del tuo non vidi;
          non senti amore,
          la prole uccidi;
          empio ti rende
          cieco furor. (parte)

SCENA III

Cosroe e poi Emira.

Cosroe. Vediam fin dove giunge
del mio destino il barbaro rigore:
tutto soffrir saprò...
Emira.  Rendi, o signore,
libero il prence al popolo sdegnato.
Minaccia in ogni lato
co’ fremiti confusi
la plebe insana; e s’ode in un momento
di Siroe il nome in cento bocche e cento.
Cosroe. Tanto crebbe il tumulto?
Emira.  Ogni alma vile
divien superba. In mille destre e mille
splendono i nudi acciari, e fuor dell’uso
i tardi vecchi, i timidi fanciulli,
fatti arditi e veloci,
somministrano l’armi ai piú feroci.
Cosroe. Se ancor pochi momenti
l’impeto si sospende, io piú nol temo.
Emira. Perché?
Cosroe.  Giá il fido Arasse
corse a svenar per mio comando il figlio.