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154 ii - siroe

SCENA XV

Gran piazza di Seleucia con veduta del palazzo reale e con apparata magnifico, ordinato per la coronazione di Medarse, che poi serve per quella di Siroe. Nell'aprir della scena si vede una mischia tra i ribelli e le guardie reali, le quali sono rincalzate e fuggono.

Cosroe, Emira e Siroe, l’uno dopo l’altro con ispada nuda; indi Arasse con tutto il popolo.

Cosroe, difendendosi da alcuni congiurati, cade.

Cosroe. Vinto ancor non son io.
Emira. Arrestatevi, amici; il colpo è mio.
Siroe. Ferma! Emira, che fai? Padre, io son teco:
non temer.
Emira.  Empio ciel!
Cosroe.  Figlio, tu vivi!
Siroe. Io vivo, e posso ancora
morir per tua difesa.
Cosroe.  E chi fu mai
che serbò la tua vita?
Arasse.  Io la serbai.
Libero il prence io volli,
non oppresso il mio re. Di piú non chiede
il popolo fedel. Se il tuo contento
non fa la mia discolpa,
puoi la colpa punir.
Cosroe.  Che bella colpa!

SCENA ULTIMA

Medarse, Laodice e detti.

Medarse. Padre!
Laodice.  Signor!
Medarse.  Del mio fallir ti chiedo
il perdono o la pena.