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292 iv - ezio


          Bella prova è d’alma forte
     l’esser placida e serena,
     nel soffrir l’ingiusta pena
     d’una colpa che non ha.
          (rientra nelle carceri, accompagnato dalle guardie)

SCENA II

Onoria, poi Valentiniano.

Onoria. Oh Dio, chi ’l crederebbe! Al fato estremo
egli lieto s’appressa. Io gelo e tremo.
Valentiniano. E ben, da quel superbo
che ottenesti, o germana?
Onoria. Io nulla ottenni.
Valentiniano. Giá lo predissi. Eh! si punisca. Omai
è viltade il riguardo.
Onoria. E pur non posso
crederlo reo. D’alma innocente è segno
quella sua sicurezza.
Valentiniano. Anzi è una prova
del suo delitto. Il traditor si fida
nell’aura popolar. Vuo’ che s’uccida.
Onoria. Meglio ci pensa. Ezio è peggior nemico
forse estinto che vivo.
Valentiniano. E che far deggio?
Onoria. Cerca vie di placarlo: il suo segreto
sveller da lui senza rigor procura.
Valentiniano. E qual via non tentai?
Onoria. La piú sicura.
Ezio, per quel ch’io vedo,
è debole in amor: per questa parte
assalirlo conviene. Ei Fulvia adora:
offrila all’amor suo; cedila ancora.
Valentiniano. Quanto è facile, Onoria,
a consigliare altrui fuor del periglio!