Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/341

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atto secondo 335


Miei sdegni, all’opra! Audaci
non vi crede Alessandro, e non vi teme.
Provi con sua sventura
quanto è lieve ingannar chi s’assicura.
          Senza procelle ancora
     si perde quel nocchiero,
     che lento in su la prora
     passa dormendo il dí.
          Sognava il suo pensiero
     forse le amiche sponde;
     ma si trovò fra l’onde,
     allor che i lumi aprí. (parte)

SCENA V

Campagna sparsa di fabbriche antiche con tende ed alloggiamenti militari preparati da Cleofide per l’esercito greco. Ponte sull’Idaspe. Campo numeroso d’Alessandro, disposto in ordinanza di lá dal fiume, con elefanti, torri, carri coperti e macchine da guerra.

Nell’apertura della scena s’ode sinfonia di strumenti militari, nel tempo della quale passa il ponte una parte de’ soldati greci, ed appresso a loro Alessandro con Timagene: poi sopraggiunge Cleofide ad incontrarlo.

Cleofide, Alessandro, Temacene; indi Gandarte.

Cleofide. Signor, l’India festiva
esulta al tuo passaggio, e lieta tanto
non fu, cred’io, quando tornar si vide
dall’ultimo Oriente,
trionfator del Gange, infra l’adorna
di pampini frondosi allegra plebe,
su le tigri di Nisa il dio di Tebe.
Alessandro. Siano accenti cortesi, o sian veraci
sensi del cor, di tua gentil favella
mi compiaccio, o regina; e solo ho pena
che fu all’India funesto il brando mio.