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30 i - didone abbandonata

SCENA IV

Didone ed Enea.

Didone. Come! ancor non partisti? Adorna ancora
questi barbari lidi il grande Enea?
E pure io mi credea
che, giá varcato il mar, d’Italia in seno
in trionfo traessi
popoli debellati e regi oppressi.
Enea. Quest’amara favella
mal conviene al tuo cor, bella regina:
del tuo, dell’onor mio
sollecito ne vengo. Io so che vuoi
del moro il fiero orgoglio
con la morte punir.
Didone.  E questo è il foglio.
Enea. La gloria non consente
ch’io vendichi in tal guisa i torti miei:
se per me lo condanni...
Didone. Condannarlo per te! Troppo t’inganni.
Passò quel tempo, Enea,
che Dido a te pensò. Spenta è la face,
è sciolta la catena,
e del tuo nome or mi rammento appena.
Enea. Pensa che il re de’ mori
è l’orator fallace.
Didone. Io non so qual ei sia: lo credo Arbace.
Enea. Oh Dio! con la sua morte
tutta contro di te l’Africa irríti.
Didone. Consigli or non desio:
tu provvedi a’ tuoi regni, io penso al mio.
Senza di te finor leggi dettai;
sorger senza di te Cartago io vidi.