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atto terzo | 357 |
Non mi porre in obblio,
se questo fosse mai l’ultimo addio.
Mio ben, ricòrdati,
se avvien ch’io mora,
quanto quest’anima
fedel t’amò.
Io, se pur amano
le fredde ceneri,
nell’urna ancora
ti adorerò. (parte)
SCENA VIII
Erissena sola.
E di me che sará? Da chi consiglio,
da chi soccorso implorerò? Son tanti
i miei disastri; e fra’ disastri io sono
di palpitar sí stanca,
che a cercar qualche scampo il cor mi manca.
Son confusa pastorella,
che nel bosco a notte oscura,
senza face e senza stella,
infelice si smarrí.
Mal sicura al par di quella,
l’alma anch’io gelar mi sento:
all’affanno, allo spavento
m’abbandono anch’io cosí. (parte)