Pagina:Metastasio, Pietro – Opere, Vol. I, 1912 – BEIC 1883676.djvu/367

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atto terzo 361


Cleofide. (in atto di ferirsi)   Ferma, o mi sveno.
Alessandro. (Risolvermi non oso.)
Cleofide. Ombra del caro sposo,
ecco della mia fé le prove estreme...
  (volendo gettarsi nelle fiamme)
Poro. Aspettami, cor mio: morremo insieme. (scoprendosi)
Gandarte. (Aimè! Poro si perde.)
Cleofide. Dèi! traveggo? Sei tu?
Poro.  No, non travedi:
il tuo Poro son io.
Gandarte. Chi usurpa il nome mio? (scoprendosi)
Non crederlo, Alessandro: io son...
Poro.  Tu sei
il mio caro Gandarte; e non è tempo
di finger piú. Trovai fedel la sposa:
son paghi i voti miei. Cosí potessi,
con la man d’Erissena.
con parte del mio regno, esserti grato.
Alessandro. Son fuor di me. Come! Tu sei... (a Poro)
Poro.  Son io
il tuo nemico.
Alessandro.  E di venire ardisci?...
Poro. ...a morir con la sposa.
Alessandro. (a Cleofide)   E tu non vuoi?...
Cleofide. ...viver senza di lui.
Alessandro.  Gandarte?...
Gandarte.  ...espone,
come è dover, la vita
per quella del suo re.
Alessandro.  Dunque germoglia
tanta virtú nell’India? Ed io dovrei
contar tra i fasti miei tanti infelici?
No! nol crediate, amici: un cor capace
di sí crudel diletto io non mi trovo.
Abbia l’India di nuovo
e pace e libertá; da me riceva