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376 v - alessandro nell'indie

l’ombra mia non andrá, benché in sembianza
di suddita vi giunga.
Alessandro.  (Alma, costanza!)
Cleofide. Tu non mi guardi, e fuggi
rincontro del mio ciglio? Ah! non credea
d’essere agli occhi tuoi
orribile cosí. Signor, perdona
la debolezza mia: questa sventura
giustifica il mio pianto.
L’esserti odiosa tanto...
Alessandro. Ma non è ver. Sappi... T’inganni... Oh Dio!
(M’usci quasi da’ labbri «idolo mio».)

SCENA XIV [XIII]

Timagene e detti.

Timagene. Monarca, il duce Asbite
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
Alessandro.  Fra poco
avrá l’ingresso.
Timagene.  Impaziente ei brama
teco parlar.
Alessandro.  Ma la regina...
Timagene.  Appunto
innanzi a lei di ragionar desia.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    
Alessandro.  T’è noto il suo pensiero?
Cleofide. Pavento assai, ma non so dirti il vero.

SCENA XV [XIV]

Poro e detti.

Cleofide.  Eh, taci!
(Egli si perde.) Alla mia reggia il passo (ad Alessandro)
volgi qual piú ti piace,
amico o vincitor. Piú dell’Idaspe