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atto secondo | 229 |
il disegno non scopra.)
Ulisse. (Ah! m’interrompe in sul finir dell’opra.)
SCENA III
Licomede e detti.
Vedi che il sol di giá tramonta: onori
un ospite sí grande
le mense mie.
Ulisse. Mi sará legge il cenno,
invittissimo re. (in atto di ritirarsi, si ferma per ascoltar quanto gli dice Licomede)
Licomede. Le navi e l’armi,
che a chieder mi venisti, al nuovo giorno
radunate vedrai; vedrai di quanto
superai la richiesta, ed a qual segno
gli amici onoro e un messaggier sí degno.
Ulisse. Sempre eguale a se stesso
è del gran Licomede
il magnanimo cor. Da me sapranno
i congiurati a danno
della Frigia infedel principi achei
quanto amico tu sei. Né lieve prova
ne fian l’armi e le navi,
che ti piacque apprestarmi.
(Altro quindi io trarrò che navi ed armi.)
Quando il soccorso apprenda
che dal tuo regno io guido,
dovrá sul frigio lido
Ettore impallidir.
Piú gli fará spavento
questo soccorso solo,