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atto primo 21
Megacle.   (Aimè! Questa è il mio bene.)

E per lei si combatte?
Licida. Per lei.
Megacle.   Questa degg’io
conquistarti pugnando?
Licida. Questa.
Megacle.   Ed è tua speranza e tuo conforto
sola Aristea?
Licida.   Sola Aristea.
Megacle.   (Son morto!)
Licida. Non ti stupir. Quando vedrai quel volto,
forse mi scuserai. D’esserne amanti
non avrebbon rossore i numi istessi.
Megacle. (Ah! cosí nol sapessi.)
Licida.   Oh! se tu vinci,
chi piú lieto di me? Megacle istesso
quanto mai ne godrá! Di’: non avrai
piacer del piacer mio?
Megacle.   Grande.
Licida.   Il momento
che ad Aristea m’annodi,
Megacle, di’, non ti parrá felice?
Megacle. Felicissimo. (Oh dèi!)
Licida.   Tu non vorrai
pronubo accompagnarmi
al talamo nuzial?
Megacle.   (Che pena!)
Licida.   Parla.
Megacle. Sí, come vuoi. (Qual nuova specie è questa
di martirio e d’inferno!)
Licida.   Oh, quanto il giorno
lungo è per me! Che l’aspettare uccida,
nel caso in cui mi vedo,
tu non credi o non sai.
Megacle.   Lo so, lo credo.
Licida. Senti, amico. Io mi fingo