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ATTO SECONDO

SCENA I

Aristea ed Argene.

Argene. Ed ancor della pugna

l’esito non si sa?
Aristea.   No, bella Argene.
È pur dura la legge, onde n’è tolto
d’esserne spettatrici!
Argene.   Ah! che sarebbe
forse pena maggior veder chi s’ama
in cimento sí grande, e non potergli
porger soccorso, esser presente...
Aristea.   Io sono
presente, ancor lontana; anzi mi fingo
forse quel che non è. Se tu vedessi
come sta questo cor! Qui dentro, amica,
qui dentro si combatte, e, piú che altrove,
qui la pugna è crudele. Ho innanzi agli occhi
Megacle, la palestra,
i giudici, i rivali. Io mi figuro
questi piú forti e quei men giusti. Io provo
doppiamente nell’alma
ciò che or soffre il mio ben, gli urti, le scosse,
gl’insulti, le minacce. Ah! che presente
solo il ver temerei; ma il mio pensiero
fa ch’io tema, lontana, il falso e il vero.