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atto secondo | 161 |
diasi estremo rimedio.
Amilcare. (a Barce) Abbia rivali
nella virtú questo romano orgoglio.
Attilia. Esser teco vogl’io. (a Licinio)
Barge. (ad Amilcare) Seguirti io voglio.
Licinio. No: per te tremerei. (ad Attilia)
Amilcare. No: rimaner tu déi. (a Barce)
Barce. (ad Amilcare) Né vuoi spiegarti?
Attilia. Né vuoi ch’io sappia almen... (a Licinio)
Licinio. (ad Attilia) Tutto fra poco
saprai.
Amilcare. Fidati a me. (a Barce)
Licinio. Regolo in Roma
si trattenga, o si mora. (parte)
Amilcare. Faccia pompa d’eroi l’Africa ancora.
(s’incammina, e poi si rivolge)
Se minore è in noi l’orgoglio,
la virtú non è minore;
né per noi la via d’onore
è un incognito sentier.
Lungi ancor dal Campidoglio
vi son alme a queste uguali;
pur del resto de’ mortali
han gli dèi qualche pensier. (parte)
SCENA XI
Attilia e Barce.
Barce. Attilia!
Attilia. Che dici?
Barce. Che possiamo sperar?
Attilia. Non so. Tumulti
certo a destar corre Licinio; e questi