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atto terzo 175


SCENA VIII

Barce sola.

Che strane idee questa produce in Roma

aviditá di lode! Invidia i ceppi
Manlio del suo rival; Regolo abborre
la pubblica pietá; la figlia esulta
nello scempio del padre! E Publio... Ah! questo
è caso inver che ogni credenza eccede:
e Publio, ebro d’onor, m’ama e mi cede!
               Ceder l’amato oggetto,
          né spargere un sospiro,
          sará virtú, l’ammiro;
          ma non la curo in me.
               Di gloria un’ombra vana
          in Roma è il solo affetto;
          ma l’alma mia romana,
          lode agli dèi, non è. (parte)

SCENA IX

Portici magnifici su le rive del Tevere. Navi pronte nel fiume per l’imbarco di Regolo. Ponte che conduce alla piú vicina di quelle. Popolo numeroso che impedisce il passaggio alle navi. Africani su le medesime. Littori col console.

Manlio e Licinio.

Licinio. No, che Regolo parta

Roma non vuole.
Manlio.   Ed il senato ed io
non siam parte di Roma?