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256 xx - ipermestra


a me corse Linceo, me ne richiese:

io finsi pria d’esser confuso, e poi
debolmente m’opposi, e con le accorte
mendicate difese
i sospetti irritai.
Danao.   Ma qual profitto
speri da ciò?
Adrasto.   Mille, signor. Disvio
ogni indizio da te; scemo la fede
ai detti d’Ipermestra,
se mai parlasse; e l’union disciolgo
di due potenti amici.
Danao.   È d’Ipermestra
Linceo troppo sicuro.
Adrasto.   Io l’ho veduto
giá impallidir. La gelosia non trova
mai chiuso il varco ad un amante. È tale
questa pianta funesta,
che per tutto germoglia ove s’innesta.
Danao. È vero. E, se la figlia
ricusa d’ubbidir, possono appunto
questi sospetti agevolar la strada
al primo mio pensiero; ed Elpinice
il colpo eseguirá.
Adrasto.   Senza bisogno
non s’accrescano i rischi. Il buon si perde
talor, cercando il meglio.
Danao.   Io non pretendo
far noto ad Elpinice il mio segreto
pria del bisogno. Avrem ricorso a lei,
se ci manca Ipermestra. Intanto è d’uopo
disporla al caso; e tocca a te. Va’; dille
che, irato con la figlia, or sol per lei
di padre ho il cor; ch’ella aspirar potrebbe
al retaggio real; che il grande acquisto
da lei dipende. Invogliala del trono,