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atto secondo | 257 |
lascia il pensiero.
Adrasto. Ubbidirò. Ma...
Danao. Veggo
Ipermestra da lungi. Ad Elpinice
t’affretta, Adrasto; usa destrezza; e, quando
giá di speranze accesa
tu la vedrai, di’ che a me venga allora.
Adrasto. Signor, pria di parlar pensaci ancora.
Pria di lasciar la sponda,
il buon nocchiero imíta:
vedi se in calma è l’onda,
guarda se chiaro è il dí.
Voce dal sen fuggita
poi richiamar non vale:
non si trattien lo strale,
quando dall’arco uscí. (parte)
SCENA II
Danao, Ipermestra.
al mio padre, al mio re...
Danao. Vieni: io mi deggio
molto applaudir di tua costanza. Invero
ne dimostrasti assai
nell’accoglier Linceo.
Ipermestra. Signor, se giova
che tutto il sangue mio per te si versi;
se i popoli soggetti,
se la patria è in periglio, e può salvarla
il mio morir, vadasi all’ara: io stessa
il colpo affretterò; non mi vedrai
impallidir sino al momento estremo.
Ma, se chiedi un delitto, è vero, io tremo.