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atto terzo | 275 |
Danao che teco ella parlò; né mai
sí terribile ei fu.
Linceo. Contro una figlia
che potrebbe tentar?
Elpinice. Tutto, o Linceo.
Ei si conosce reo;
la teme accusatrice; ed è sicuro
che il timor de’ tiranni
coi deboli è furor.
Linceo. (risoluto) Plistene, accetto
le offerte tue: le mie promesse assolve
il rischio d’Ipermestra.
Plistene. Eccomi teco
a vincere o a morir. (in atto di partire)
Elpinice. Dove correte
cosí senza consiglio? Ah! pria pensate
ciò che pensar conviensi.
Linceo. Ipermestra è in periglio, e vuoi ch’io pensi?
Tremo per l’idol mio,
fremo con chi l’offende:
non so se piú m’accende
lo sdegno o la pietá.
Salvar chi m’innamora
o vendicar vogl’io:
altro pensar per ora
l’anima mia non sa. (parte)
SCENA V
Elpinice e Plistene.
i miei ne’ giorni tuoi?
sai come io resto, e abbandonar mi puoi