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46 | xvi - temistocle |
compatisco il tuo dolore:
tu non puoi vedermi il core,
non sai come in sen mi sta.
Chi non sa qual è la face,
onde accesa è l’alma mia,
non può dir se degna sia
o d’invidia o di pietá. (parte)
SCENA XI
Rossane e Sebaste.
Rossane. Ah, Sebaste, ah, potessi
vendicarmi di Serse!
Sebaste. Pronta è la via. Se a’ miei fedeli aggiungi
gli amici tuoi, sei vendicata, e siamo
arbitri dello scettro.
Rossane. E quali amici
offrir mi puoi?
Sebaste. Le numerose schiere
sollevate in Egitto
dipendono da me. Le regge Oronte
per cenno mio, col mio consiglio. Osserva:
questo è un suo foglio.
(le porge un foglio ed ella il prende)
Rossane. Alle mie stanze, amico,
vanne, m’attendi: or sarò teco. È rischio
qui ragionar di tale impresa.
Sebaste. E poi
sperar poss’io...
Rossane. Va’: sarò grata. Io veggo
quanto ti deggio, e ti conosco amante.
Sebaste. (Pur colsi alfine un fortunato istante.) (parte)