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ce sommamente, per essere opera ricchissima e dentro e fuori ancora di colonne, corridori doppii ed, altri ornamenti, e accompagnata da una bellissima Sagrestia tutta piena di statue: ma sopra tutto merita lode la tribuna del mezzo di questo luogo. Ma meglio si diporta il Signor Ab. Bianconi nella Nuova Guida di Milano 1795. (p. 208.), scrivendo in maniera che dà a vedere che della nuova Chiesa di S. Maria, la quale trovasi anche nominata come di San Satiro, per essere ambedue insieme unite, mediante la Sagrestia, l’architetto sconosciuto rimane.
(73) Anche qui l’autore dice cose dal Cesariano dette nel Comento del Libro IV. Cap. 7. pag. 70. dove si legge: E’ monoptera etiam la Sacrastia del Divo Satyro, quale è sine cella, ma columnata atticurgamente, quale architettura fu del mio preceptore Donato da Urbino cognominato Bramante: e sul Libro I. Cap. I. p. 4. t. Ma acadendo che in li ædificii sia qualche loco triplicato: vel tenebroso vel di luce debile convenerà saper luminare per qualchi loci dal alto sicomo fece il mio preceptore Donato cognominato Bramante Urbinate. In la Sacrastia di la æde sacra di Sancto Satyro in Milano: quali lumini solari dal alto descendeno.
(74) Questo rinomato edifizio è dovuto al Duca Francesco Sforza, avendolo egli fondato nell’anno 1456; siccome da Serviliano Latuada nella Descrizione di Milano è mostrato (T. I. p. 309.). Non si può dubitare che Antonio Averulino Fiorentino, altramente detto Filarete, non lo abbia architettato; perciocchè lo dice egli medesimo dedicando l’opera sua altrove citata a Pietro de’ Medici. Quamobrem non ut a Vitruvio, neque a ceteris eruditissimis architectis, sed ut a tuo Philarete architecto Antonio Averulino cive Florentino, qui
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