di libri. V’erano in esso Orazioni e Pistole consolatorie di Niccolò Sagundino, di Giorgio da Trebisonda, di Francesco Filelfo (di cui l’operetta è stampata), d’Isotta Nogarola, di Carlo Fortebracci Conte di Montone, di Montorio Mascarello, di Battista Guarino, e di Pietro Parleone, con un’Elegia Greca del Filelfo da Lodovico Carbone Ferrarese voltata in Latino. Vi mancava però un poemetto che da se il Carbone fece, manoscritto presso di me con altre sue cose; dal quale si conosce che anche Tito Vespasiano Strozzi sull’argomento medesimo aveva scritto. Mancava pure fra que’ componimenti un poemetto consolatorio, che si sa Giano Pannonio aver fatto, ed or non si vede (I. Pannon. Vita p. 236.); non essendo rimaso fra le cose sue a stampa sennon un epitafio di pochi versi sul morto fanciullo (Lib. I. n. 137.): non vi era un’altra versione Latina dell’Elegia Greca del Filelfo, fatta da Lionardo Grifo Milanese, che io vidi manoscritta; nè vi era un Epigramma di Gregorio da Città di Castello, che a stampa si trova ne’ versi suoi coll’Ausonio di Venezia 1472. Sì gran copia di componimenti al certo dimostra che Iacopo Antonio Marcello in molta grazia era presso i letterati del tempo suo.
(117) Francesco II. Gonzaga Marchese di Mantova guerreggiando nell’anno 1509. contro li Veneziani, fatto prigione nel Veronese dal Capitano Lucio Malvezzo, a Vinegia condotto, e posto nella torricella del palagio con guardie, di non poca letizia alla città improvvisamente fue.... e nell’anno appresso fu poi tratto di prigionia, siccome il Bembo scrive (Istoria veneziana, T. II. p. 135. 213. ed. 1790.). In questo intervallo di tempo adunque, per consolazione sua, fecesi il Marchese ritrarre