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(La prima era la stampa di un mio rapporto.) Omissis.
La seconda è il progetto del ponte di Venezia dato come bello e fatto, sparso nel pubblico, inciso, quando tutti vedevano ch’io era ancora alla livellazione della Laguna, e quella patente d’ ingegnere dei dettagli regalatami nella prima pagina di un libro, in quella cbe tutti leggono almeno, al sole, in viso, pei presenti e pei futuri, e regalatami da chi era più d’ ogni altro instruito delle cose, e quindi dà una voce di grande peso nella opinione pubblica.
Questo, come vedete, è un altro pajo di maniche, e ben altro che la stampa del rapporto; e se di quella stampa non me ne importa gran che, di quel ponte stampato dalla Commissione fondatrice, e di quella non giusta patente m’ importa moltissimo.
Mai mi fu affidata la redazione del progetto di dettaglio, mai di questo mi si è fatta parola. Se di progetto di dettaglio mi si avesse parlato, avrei ringraziati gli offerenti ed avrei continuato il mio viaggio.
L’ offerta 19 aprile 1836 parla di concepire e di dirigere. Quella del 15 e 18 maggio 1837, quella della Commissione mista, di creare e redare il progetto.
Il 25 maggio 1837 ho accettato, non di redare il progetto di dettaglio; ma di creare ed estendere il progetto per la costruzione di una strada a rota/e di ferro da Venezia a Milano, e di dirigerne poscia F esecuzione.
Questo incarico mi fu veramente affidato, questo ho veramente assunto, di questo veramente mi occupo,
L’ offerta, 1’ accettazione ed il fatto smentiscono adunque quell’ appellativo d’ ingegnere dei dettagli, che in conferma del ponte e della linea stampata mi diede la Commissione fondatrice che pur tutto sapeva. Ciò oltraggia la verità e 1’ onor mio, e chi mi conosce concluderà facilmente eh’ io non sono per nulla rassegnato a volerlo patire.
Di questo me ne sono prima lagnato con w/, per incidenza, nel foglio 11 novembre p.° p.°, ma voi non vi badaste.
Ne ho scritto direttamente da Goito il 19 novembre all’ amico Brambilla.
Finalmente ne ho parlato di proposito alla Direzione col mezzo della sezione lombarda nella conferenza della sera del 28 novembre, dicendo in fine, parlare con la sezione lombarda, perchè era in Milano, ma intendere di parlare alla intiera Direzione.
Pregare fosse detto dalla Direzione il vero sull’incarico offertomi e da me accettato.
Smentita l’opinione, che si andava seminando per le stampe suddette, non esser io che il materiale esecutore dei pensieri altrui.
Impedito in seguito, per quanto fosse nel potere della Direzione, ciò che potesse condurre l’opinione pubblica in un simile errore.
Non chiedere che il vero ed il giusto, e quindi viver sicuro che la Direzione sarebbe per esaudirmi.
La sezione lombarda mi rispose trovar equa la mia domanda, e ne farebbe rapporto alla sezione veneta per decidere di concerto.
Ho di ciò parlato subito che la voce pubblica me ne diede avviso, perchè mi parve utile a tutti che queste amare sementi fossero sradicate prima che allignino, e parlai piuttosto di scrivere, onde d’ un tal fatto nissun testimonio rimanesse negli atti nostri.
Ma vi dirò schietto che mi sorprende, e mi fa dolore che la Direzione abbia ritrovata la cosa di sì poca importanza, così frivola da lasciarmi ancora senza una parola, senza Google