Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/71

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Quanto ho detto, il dottore Cattaneo lo sa, sa anche che è vero, perchè lo vide in parte, perchè conosce tutto il mio carteggio colla Direzione, perchè il dottore Cattaneo era allora segretario della Direzione.

E lo sa tanto, e sa tanto che è vero, che lo ha anche stampato spontaneamente.

189.° Le due zone e le due linee di Castiglione furono studiate dai due ingegneri operatori signori Gerosa ed Amai; le due zone e le due linee di Bergamo dall’ingegnere operatore signor Alfieri; e quelle da S. Felice a Milano dall’ingegnere operatore signor Bossi.

Gli ingegneri operatori ed assistenti di tutte le altre sezioni furono già resi noti pubblicamente colla stampa del mio rapporto 18 gennaio 1838.

190.° Delle istruzioni particolari date agli ingegneri operatori, oltre a quelle già contenute nel regolamento generale 9 agosto 1837 (Allegato ZZ.) citerò soltanto quelle date all’ingegnere operatore signor Tatti il 6 novembre 1837 per la sezione di Brescia (Allegato MM’.)) perchè tutte le altre sono simili.

In queste si leggono i seguenti due paragrafi.

«Ad ogni battuta farà una sezione normale alla linea longitudinale. Queste sezioni dovranno stendersi per non meno di 200 metri, cento per parte del punto di mezzo, e dovranno essere anche più lunghe se gli accidenti del suolo fossero per dimostrarne la necessità, ec, ec.

«Già scorge che con tutto questo io miro a procurarmi, mediante il minor lavoro possibile, quanto mi occorre per lo studio definitivo e per la definitiva determinazione del cammino della strada, cioè la planimetria approssimativa di una zona di 200 metri nella direzione generale della linea, e sopra questa un plan-coté dell’andamento del suolo».

191.° L’8 dicembre 1837, nel mio rapporto n. 194 (Allegato NN’.), scrissi alla Direzione:

«Per la scelta della linea, lo studio generale del terreno determinare i limiti tra cui strignere le operazioni geodetiche, e nulla più;

"queste operazioni geodetiche svelare la possibilità delle grandi curve, le pendenze inevitabili, la spesa, ed essere, soltanto dopo queste ultime fondamentali cognizioni, che l’uomo d’arte può saviamente risolversi, concludere la linea, tracciarla definitivamente e renderla pubblica se occorre: prima non essere che studii, linee che si possono e si debbono cambiare se l’utilità lo domanda, perchè sarebbe giustamente accusato di presunzione quell’uomo d’arte che stimasse sè di tanto ingegno, di esperienza così nuova, d'occhio così infallibile da poter improvvisare senza l’aiuto di operazioni geodetiche, non dirò su di una carta geografica, chè sono sogni, ma sul terreno, e dopo il solo studio generale di esso, la linea più utile da percorrersi con una nuova e grande comunicazione di uno stato, di un regno...

Questi primi studii topografici mi additarono l’andamento generale della strada, le direzioni alle quali deve avviarsi...

Se dopo compiuto lo studio ed ogni esame, l’additato andamento si potrà definitivamente seguire...

Appena la livellazione sarà finita, appena mi sarà noto a quali pendenze dovrò necessariamente ridurmi, la linea ferma e definita in allora sarà sottoposta all’esame ed alla sanzione delle autorità militari e civili che tutelano la difesa dello stato ed il pubblico servigio dei canali, delle strade, e dei fiumi».

192.° Nell’altro mio rapporto 18 Gennajo 1838, inviato alla Direzione sotto il N. 64, e reso già pubblico colle stampe, vi è ripetuto: