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Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/99

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sai incerta la di lei esecuzione. Era caduta sotto il dominio di qualche interesse particolare, ed erasi fatto suo scopo il guadagno di alcuni pochi con danno, a mio avviso, del bene pubblico e degli interessi generali della società.

Ciò che era certo nel mio contratto, e doveva esser certo, diveniva contingente, e poteva mutarsi.

Ed il primo ed unico segno di soddisfazione datomi dalla società per l’opera da me prestatale fu il suo pubblico assentimento alla proposta Castelli.

Per pormi in faccia al contratto mio in quell’identico stato di provvisorietà e di sospensione, in cui eransi poste spontaneamente la società e la Direzione, dichiarai alla Direzione col mio foglio 31 luglio 1840 (Allegato CC2.):

sospendere anche io di prestare l’opera mia alla società finché fosse definitivamente deciso se ciò che mi si era promesso e garantito col contratto mi si manterrebbe, cioè sé sarebbe eseguito per la strada di ferro da Venezia a Milano, e per tutta, il progetto compilato da me e Sovranamente approvato, o quello di un altro.

Della quale mia risoluzione aveva già molto prima, e replicatamente, fatto cenno alla Direzione della società. (Allegato DD2.)

291.° Chi poi avrà, la bontà e la pazienza di leggere, dall’Allegato EE2 sino all’Allegato OO2. il carteggio corso poscia tra la Direzione e me, vedrà che, malgrado quella mia dichiarazione, io continuai a dirigere i lavori interni dell’ufficio tecnico fino alla di lui distruzione;

che questa distruzione fu fatta dai signori direttori Giacomo Biffi e nobile Papadopoli, in onta al mio contratto, in onta alla riserva fattami nell’atto di consegna dell’ufficio suddetto1, ed abusando di quella consegna;

che in fine in quel frattempo ho per ben due volte proposto, o dietro domande della Direzione, per la nobile mediazione di distintissimi personaggi, di riassumere la sospesa suprema direzione dell’opera, ma fino al primo congresso degli azionisti, proposte che furono per ben due volte rifiutate dalla Direzione.

292.° Io assunsi di prestar la mia opera alla società il 27 maggio 1837, partendo da Berlino dietro invito della Commissione fondatrice lombardo-veneta (Allegato EE), e la sospesi il 31 luglio 1840 in causa della proposta Castelli. La ho dunque prestata per trentotto mesi e cinque giorni.

Il contratto 18 gennaio 1838 (Allegato HH) stabilì

il mio onorario annuo (articolo 7.°) in lire austr. 15,000;

l’indennizzo di vitto ed alloggio per ogni giorno fuori di Verona, ma nel Regno lombardo-veneto in lire 18;

e fuori del Regno lombardo-veneto in lire 30;

l’indennizzo di posta, per ogni posta in lire 9.29.

Oltre questo, l’articolo 12. del contratto pattuì che, a progetto compiuto e superiormente approvato, mi sarebbe accordato dalla Direzione un premio condegno.

L’onorario dunque che io ho riscosso pei 38 mesi e cinque giorni in cui prestai l’opera mia alla società, fu di lire austr. 47,701

A questo unendo il premio accordatomi dalla Direzione col foglio 4 giugno 184o (Allegato PP2.) in

16,000

La somma totale dell’onorario da ma riscosso è di lire austr. 63,701

  1. "L’ingegnere Milani protesta di divenire alla presente consegna senza pregiudizio dei diritti che a lui derivano dal contratto 18 gennaio 1838, e cose precedenti il contratto medesimo, e sotto tutte quelle riserve che ha già esternate alla Direzione colla sua lettera del giorno 8 agosto 1840".