E abbrividir faceami il romor sordo
Delle vesti dal vento flagellate
Al par di vele. A’ piedi mi guardai;
V’eran flutti laggiù, v’era l’Oceano!
Allora il dubbio di sognar m’assalse.
No, pensai, non è sogno; odo il fragore
Del mare, e là nell’acqua ecco l’imago
Mia. Strana cosa Avea di Diana il volto.
Intanto un altro mar di nebbia folta
Tutta m’avvolse. Ad esso la persona
Come a morbido letto abbandonai.
Portavami ad ondate. A poco a poco
Per quel candido Oceano si diffuse
Un lieve color d’oro, in alto apparve
Pallido azzurro, e vidi là di fronte
Dalle nuvole uscir picchi di ghiaccio
Scintillanti nel sole, e farsi incontro
A me fantasmi torbidi, velati.
Ad un selvaggio fianco di montagna
La nebbia tra gli abeti mi posò.
M’arrampicai per l’erta rotta e scabra
Di sasso in sasso; ad un sinistro lago
In riva giunsi. Frettolosa incontro
La madre mia mi corse. «In brune vesti