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(5) Di qui si vede che anche Gio. Francesco credea alla famosa favola d’Euride, dal cui parto meraviglioso, secondo i cronisti, la nostra patria trasse il nome di Mirandola.

(6) Così ha l’esemplare Capilupi. Io quello dell’Estense si legge invece ulna. Sembra però migliore l’ulva che è proprio l’alga palustre di che in molti luoghi della Cispadana si coprono le case de’ contadini, e ciò armonizza assai meglio dell’ulna colla leggenda dell’origine Pico.

(7) Anche Leandro Alberti contemporaneo ed amico a Gio. Francesco parlando del castello della Mirandola scrivea: «Giace egli in luogo molto ameno, et producevole di gran copia di frumento, di vino, el di altri frutti». (Descrizione dell’Italia ediz. veneta del 1581 pag. 360).

(8) In ambidue gli esemplari, ed anche nel Pozzetti si trova così. Quell’e nella parola arce guasta la quantità ritmica, nè si sa come espungerlo. Altre licenze poetiche si trovano pure nell’esametro del distico 60, e nei pentametri dei distici 46, 52, 60, 66, 86. È da avvertire però, che, sebbene il Pico andasse fra i più lodati e celebri fra quanti illustri a’ suoi giorni poetarono nella robusta lingua del Lazio, pure, a detta del Giraldi, in tal genere di componimenti più è ad ammirare in lui la dottrina e l’erudizione che l’armonia e l’eleganza. (De poetis suorum temporum Op. t. II pag. 527.

(9) L’isoletta era posta a ponente del castello. Frà Leandro la ricorda nella citata Descrizione dell’Italia (pag. 361) ove scrive: «Fortificò Giovan Francesco molto la Rocca, la Cittadella con tutta la Mirandola, et fece una Isoletta vicino alla Rocca, nella quale piantò gran numero di diverse spetie di alberi fruttiferi.....» Essa si vede nella pianta della Mirandola recata dal Castriotto nella sua opera Della fortificatione delle città (Venezia appresso Rutilio Borgominiero 1563 pag. 98 cap. XIX, e la sua mappina topografica si trova pure in un codice della Magliabecchiana di Firenze. Ma, meglio d’ogni altro, ne fa parola una iscrizione in marmo già collocata presso il ponte del castello, e che ora si vede nell’atrio del pubblico Ginnasio. Mi piace qui riportarla anche perchè nel Tomo I degli Annali della Mirandola del p. Papotti (Mem. Mirandolesi vol. III), ove è riferila, è corso un errore di stampa dovendosi leggere alla pag. 15, linea 19, LV invece di XV. Io. Franciscus Picus Gal. Fil., præter ea, quæ Pater ad Mirandulæ munimen absolvenda voluerat, peninsulas ad portarum oppidi propugnacula, et aggeribus, et murali septo perficiendas, aggeresque pomeriorum