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P R O L O G O. 2

Che fu del ventre suo vergogna, e peso;
Et Hercole, che già resse le stelle,
Sostenne la conocchia, e torse il fuso:
E più dirci; ma l’honestà mi chiude
La bocca, onde mi taccio, e di Tereo,
E di Semiramis, e di tant’altri
Infami, e dishonesti avvenimenti.
Amo.Sappi diletta madre,
Ch’oscuro velo ingombra sì le menti
De i miseri mortali,
Che di tanti lor mali
Non veggon la cagion, nè miran come
Non Amor, ma furor è che gli offende,
E mentre son da te stato lontano,
Sconosciuto tra lor per isgravarmi
Di queste farse accuse hò dimorato;
E quel malvagio, che di me prendendo
La forma, ogn’hor gli inganna
Ho discoperto loro,
Havendo ardire il temerario, & empio
Di farsi anch’egli figlio
Di Venere, e di Marte,
Quasi il Ciel producesse un sì rio germe
Nacque il bugiardo di lascivia, e d’otio
E di vani pensieri
Fu poi nudrito: egli si finge Amore
Per ingannar le genti, e d’arco s’arma
E di faretra, e non so come l’ali
S’è pur formate, e vola, e in ogni cosa


Mente