Pagina:Mirtilla.djvu/61

Da Wikisource.

A T T O

Poi che t’è dato in sorte,
Di legar sì robuste, e belle braccia,
E tu, fronzuta pianta,
Ben ti puoi dir felice;
Poi che fermo terrai colui, che tiene
L’anima mia legata in sì bel nodo.
Sat.Non stringer così forte.
Fill.                                             Datti pace
E soffri per un poco:
Perche quanto più stretto
Ti lego, tanto più sicuramente
Ti bacierò dipoi.
Sat.                              Orsù fa presto.
Fill.Ecco ch’io ho finito.
Sat.                                   Adunque Filli,
Non differir le contentezze mie
Più lungamente, e tue;
E poi che m’hai legato così stretto,
Che scior non mi potrò per una scossa,
Concedimi quel ben, che tanto bramo;
Poi ch’io mi struggo, come Agnel per fascino,
Solo aspettando il desiato fine.
Fill.Certo, che far dimora piu non posso,
Nè voglio ad abbracciarti, e dolcemente
Bacciarti quelle labra delicate,
Che, se ben dritto stimo,
Vincono di dolcezza il mele Hibleo.
Sat. Hor che dirai tu all’hora,
Che provato l’havrai?
Fill.                                        Ohime cosidera.
Sat.Orsù via dunque.
Fill.                                   L’havrai tu per male?
Havrai schivo di me, dimmel ben mio?
Sat.Tu mi faresti dir qualche pazzia,


Hor