Pagina:Misteri di polizia - Niceforo, 1890.djvu/234

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venirne a capo. Un commissario si ricordò di aver letto in una prefazione premessa da Giuseppe Mazzini all’Elogio di Cosimo Del Fante, del Guerrazzi, stampato a Marsiglia, come l’agitatore genovese, visitando lo scrittore livornese a Montepulciano, l’avesse trovato intento a scrivere un romanzo intorno alla caduta della repubblica fiorentina; un altro commissario trovò una singolare coincidenza fra alcune frasi dell’Elogio predetto colla prefazione posta innanzi all’Assedio. Gl’indizi, insomma, s’accumulavano per far ritenere che il Guerrazzi fosse l’autore del libro: ma la Polizia sempre scrupolosa, voleva avere in mano qualche cosa di più; per esempio, il manoscritto o parte di esso, anche perchè i soliti confidenti ne avevano promesso la scoperta e il sequestro. Perquisizioni furono fatte qua e là; ma la Polizia non potè mai avere il prezioso e tanto desiderato autografo. Però, smessa l’idea di restringere il procedimento ai soli introduttori e spacciatori del libro, come peraltro voleva la legge del 1743, il Bologna ebbe l’infelice pensiero di estenderlo anche contro l’autore, il Guerrazzi, benchè nessuna prova contro costui fosse stata raccolta. Laonde all’auditore di Governo di Livorno furono impartiti ordini in tale senso, e fu imbastito un immane processo, in cui figuravano come imputati, insieme al Guerrazzi, quasi tutti i librai della Toscana. Poi quella furia inquisitoriale, parve a un tratto sfumare, quando nuovi ordini s’impartirono perchè la processura fosse rapidamente condotta a fine. E di questa ripresa d’ostilità poliziesche contro il Guerrazzi e il suo libro, diventato ormai famoso, la causa deve ricercarsi nello zelo soverchio d’un poliziotto che allora reggeva il commissariato interno di Livorno, Filippo Zanetti, degno di vivere sotto il duca di Modena. Costui, divorato da un odio implacabile contro tutto ciò ch’era o credeva liberale, non vedeva che congiure, complotti e insidie dipingendo il Guerrazzi come capo e centro delle macchinazioni rivoluzionarie in Livorno. L’11 maggio 1837 scriveva al Bologna: „Ebbi notizia che il dottor F. D. Guerrazzi vada scrivendo un’opera peggiore dell’Assedio di Firenze nei rapporti politici e religiosi intitolata: I Vespri Siciliani. Si vuole che nei giorni festivi il Guer-