Pagina:Monete dei romani pontefici avanti il mille.djvu/18

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si sollevarono contro quelli che sopratutto nello scorso secolo tra noi nelle loro opere lodarono il governo dei Longobardi, trovando male che i Romani ogni sforzo facessero per non cadere sotto il loro scettro, in questo preceduti dai protestanti del secolo XVI, e parendo loro un’infamia che i papi, dopo aver usato ogni legittimo mezzo per tener lontani dall’esarcato e ducato romano questi barbari, vistisi abbandonati da Costantinopoli, e colla stessa Roma in pericolo di cadere nelle loro mani con tutte quelle spaventevoli conseguenze che quasi ogni giorno vedevano succedersi ai loro confini, in ciò anche seguitando l’esempio di vari imperatori, si siano indirizzati ai Franchi, che quantunque barbari anch’essi, tuttavia da molto tempo erano cattolici, e che dall’epoca del loro stabilimento nelle Gallie erano stati riconosciuti federati della repubblica romana, come allora usavasi ancora chiamare l’impero.

Tale condotta dei papi viene da questi detta ambizione di potere, ma a ciò credo meglio non si possa rispondere che colle parole stesse del Manzoni1, il quale, dopo aver esposto lo stato compassionevole di questa parte d’Italia, dice che La speranza, pei Romani, era tutta riposta nei pontefici. Roma, spoglia di tutto ciò che può dare una considerazione, aveva nel suo seno un oggetto di venerazione, di pietà, e talvolta di terrore anche ai suoi nemici, un personaggio per cui verso di essa si rivolgea da tanta parte di mondo uno sguardo di riverenza e di aspettazione, per cui il nome romano si proferiva nelle occasioni più gravi. E mentre le ragioni di equità, di antica proprietà, di diritto sul proprio suolo, non sarebbero state nè ascoltate nè comprese dai barbari, i quali avevano un loro sistema di diritto pubblico fondato sulla conquista, questo solo personaggio poteva pronunziar parole che diventavano un soggetto di attenzione e di discussione; era un Romano, che aveva promesse e minacce da fare.

A quest’uomo adunque si dovevano rivolgere tutti i voti e tutti gli sguardi dei suoi concittadini, e così infatti avveniva. I papi nelle tribolazioni di quell’infelice popolo chiedevano o forze ai Greci, o pietà ai Longobardi, o aiuti ai Franchi, secondo che la condizione dei tempi concedeva di sperar più nell’uno che nell’altro ricorso. L’ultimo fu il più valevole; ma per vedere, se l’effetto principale dell’intervento armato dei Franchi sia stato di soddisfare un’ambizione privata dei papi o di salvare una popolazione, basta guardare alla sfuggita in quali occasioni i Franchi sieno stati invocati dai papi.

  1. Come sopra Capo V.