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Pagina:Monete dei romani pontefici avanti il mille.djvu/44

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Subito mandò al re Carlo le chiavi della confessione di S. Pietro ed il vessillo di Roma, con questo significando che lo riconosceva per patrizio, rogavitque ut aliquem de suis optimatibus Romam mitteret, qui populum romanum ad suam fidem atque subiectionem per sacramenta firmaret1, ed il re risposegli che audita decretali cartula, cioè l’atto della sua elezione, molto si era rallegrato seu in electionis unanimitate, seu in humilitatis nostrae obedientia et in promissioms ad nos fidelitatis, e che gli mandava l’abate Angilberto per trattare con lui di quanto spettasse ad exaltationem sanctae Dei Ecclesiae, vel ad stabilitatem honoris vestri, vel Patritiatus nostri firmitatem necessarium intelligeritis. Sicut enim cum beatissimo praedecessore vestro sanctae paternitatis pactum inii, sic cum beatitudine vestra eiusdem fidei et caritatis inviolabile foedus statuere desidero2.

Tutto questo venne dal Muratori riportato3 per provare la sovranità di Carlo sopra Roma, senza badare alla relazione che evvi tra le parole di Eginardo e la lettera del re, dalle quali assieme paragonate invece risulterebbe che vi si trattava del giuramento da prestarsi dai Romani al loro patrizio, ed alla stretta alleanza che tra il papa ed il re si voleva continuasse come ai tempi d’Adriano.

Riguardo però a questo testo di Eginardo sul giuramento dei Romani, o vi è anticipazione sull’epoca, probabilmente riferendosi a quella dell’incoronazione di Carlo in imperatore, oppure vi è confusione nell’esposizione, non parendo che ad ogni nuovo papa dovessero i Romani ripetere il giuramento già detto; tuttavia non importando ciò gran fatto al caso nostro passiamo oltre.

Questo pontefice indi pensò ad abbellire le chiese di Roma ed il palazzo Lateranense, nel quale fece costrurre un magnifico triclinio che volle ornato di mosaici, in uno de’ quali era rappresentato il Salvatore seduto nell’atto di dare colla destra le chiavi ad un papa in ginocchioni con nimbo attorno alla testa, e colla sinistra un vessillo ad un principe pure ginocchioni con corona in capo, ed a luogo del nimbo un quadrato, e col nome CONSTANTINUS. In altro S. Pietro seduto che colla destra dà il pallio ad un papa, accanto al quale sta scritto SCIMVS D N LEO PP, e colla sinistra un vessillo ad un principe ginocchione, cui presso leggesi D N CARVLO REGI; ambedue poi hanno il quadrato dietro la testa a luogo del nimbo.

  1. Pertz, ut supra. T. I. Annales Einhardi, pag. 183.
  2. Duschesne, Hirtoriae francorum scriptores. T. II, pag. 686.
  3. Annali, agli anni 795 e 796.