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Pagina:Monete dei romani pontefici avanti il mille.djvu/54

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Per provare che già prima possedevano stati proprii, cita Paolo diacono dove dice che Ariperto restituì a S. Pietro Patrimonium Alpium Cottiarum, senza accorgersi che Patrimonio, pel quale si intendevano beni allodiali, non poteva prendersi per Provincia; inoltre senza conoscere il cambiamento avvenuto nel basso impero nella denominazione di alcune provincie d’Italia, crede che appunto vi s’intendino le valli dell’alpi già formanti il regno di Cozio, quando invece così chiamavasi quel tratto dell’Apennino che da Tortona estendevasi a Savona e Genova. Crede pure che avesse una vera sovranità sopra i quattro castelli presi alla Chiesa dai Longobardi, e per la restituzione dei quali Gregorio III scrisse ai vescovi della Toscana Suburbicaria, concludendo che perciò ben prima della donazione di Pipino, vi doveva avere il diritto di zecca, quando si sa che quanto prima possedevano sia nella Sabina, che nella provincia dell’alpi Cozie, nella Calabria e nella Sicilia, lo era in qualità privata, non già come sovrani.

Nel mentre poi che vuole attribuire ai pontefici cose che non avevano, non vuole denari papali li argenli solidorum CC romaninos denarios spendibiles citati in diploma di Lotario dell’8401, quando appunto dicono duecento soldi d’argento in denari romani spendibili, e questi erano di chi vi aveva zecca, così non comprese che per Monetan Romanam nominata cogli altri proventi del patrimonio di S. Pietro che Giovanni VIII nel concilio di Ravenna dell’877 rivendicava alla Chiesa s’intendeva l’utile che si ricavava dalla zecca di Roma.

Nel restante quest’autore, meno alcune esagerazioni, imprende a propugnare molti diritti che anche noi riconosciamo per legittimi, citando quelli autori, che noi pure nel seguito riferiremo.

Dopo esposto le opinioni de’ principali scrittori che trattarono del diritto ed origine della zecca pontificia, descrivo le monete che, per quanto è a mia conoscenza, sotto ciaschedun papa in essa si batterono coi nomi dei diversi imperatori loro contemporanei, cominciando da quelle di questo Leone.

Di queste, le tre prime (Tav. I, Ni 11, 12 e Tav. II, N° 1) sono simili nel tipo ma varianti un poco nel conio, e sopra di esse da una parte leggesi in giro CARLVS e nel campo in forma di monogramma le lettere IPA per Imperator colla varietà di tre quattro globetti attorno: dall’altra leggesi attorno al campo SCS PETRVS e nel mezzo pure in monogramma

  1. Muratori, Rerum italicarum scriptores. T. II, Pars II, col. 398.