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GREGORIO IV

828-844.


Nei primi giorni di gennaio dell’anno 828 venne consecrato pontefice Gregorio dopo che i messi imperiali ebbero esaminato se canonica ne era stata l’elezione.

Nell’anno che seguì a questo i suddetti messi tennero in Roma un placito sull’istanza dell’abate di Farfa per vari fondi che pretendeva appartenere a quell’abazia e che le erano stati tolti dalla Chiesa romana, nel quale decisero in favore dell’abate, ma il papa non volle riconoscerlo, appellandosi all’imperatore.

Questo fatto riporta il Muratori come prova del dominio dell’imperatore sopra quella città, e noi ancora per l’ultima volta ripetiamo che era convenuto che l’amministrazione suprema della giustizia restasse ai cesari, come quelli che avevano i mezzi per far eseguire le sentenze, cosa soventi volte impossible ai pontefici senza un braccio estero, essendo essi quasi privi di soldatesca.

Quattr’anni dopo Gregorio fondò una città presso l’antica Ostia, la quale ben fortificò affinchè servisse di riparo, nel caso che i Saraceni padroni della Sicilia tentassero di sbarcarvi per venire a saccheggiare le basiliche fuori di Roma.

Nello stesso anno 833 i tre primi figliuoli dell’imperatore Lodovico, ciòe Lottario, Pipino e Lodovico se gli ribellarono, e con un grosso esercito entrarono nell’Alsazia. Lottario erasi seco condotto Gregorio sperando di ottenere colla sua autorità quanto intendeva, per il che il pontefice venne in sospetto al padre, ma appena egli potè, essendo andato a trovarlo e vedendo di nulla riuscirgli d’ottenere da quelli ingrati figli, altamente disapprovatili se ne ritornò in Italia, attirandosi per tal fatto lo sdegno di Lottario, il quale indi gliene fece provare i tristi effetti.

Essendo poi nel giugno dell’840 mancato di vita Lodovico, toccò l’impero a Lottario re d’Italia, che colla sua turbolente condotta tante pene gli aveva causato.

Il nuovo imperatore subito attaccò briga co’ suoi fratelli Lodovico e Carlo, e volendo il pontefice procurare di pacificarli, mandò loro due suoi messi, ai quali per istrada si volle aggiungere Giorgio arcivescovo di Ravenna, che tentava, conducendogli trecento cavalli e portandogli molti regali, di