Pagina:Monete dei romani pontefici avanti il mille.djvu/76

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precaria sua salute nulla ne poteva sperare, si rivolse a Bosone conte di Provenza, il quale l’accompagnò sino a Pavia.

Il Muratori critica questo pontefice perchè ricorse ora al re di Francia ora al conte di Provenza, ma non vuol conoscere che a ciò era costretto dalle scorrerie de’ Saraceni, ai quali, per salvare il ducato romano, s’era obbligato di pagare annualmente 25,000 mancosi d’argento, e dalle violenze dei confinanti principi cristiani, senza che Carlomanno nè il suo figliuolo Carlo il Grosso, quantunque iteratamente supplicati, punto si movessero alla sua difesa.

Trovandosi agli estremi per lunga malattia Carlomanno, Carlo il Grosso venne in Italia e vi fu incoronato re nell’ottobre dell’879. Allora Giovanni gli rinnovò le sue istanze affinchè venisse a difendere Roma dagli infedeli e dai cattivi cristiani, e finalmente vi andò sul finire dell’880, ed il 6 gennaio dell’anno susseguente vi ricevette la corona imperiale, con promessa di aiuto, il quale però mai giunse, quantunque Roma venisse dai Saraceni ogni giorno più stretta.

In mezzo a tante angustie, passò questo papa all’altra vita sulla metà di dicembre dell’882, dopo aver provato il medesimo qual effetto avesse col tempo l’intenzione de’ pontefici suoi predecessori nell’innalzare all’impero d’occidente i Carolingi col patto espresso della difesa della Chiesa romana e protezione del suo stato, essendo ciò divenuto indi non solamente illusorio, ma nocevole ai papi stessi, chè vennero imperatori i quali crederono mediante tal dignità di essere assoluti signori di Roma e padroni di nominare o destituire i papi secondo le loro politiche convenienze, come nel seguito vedremo.

I denari che di Giovanni VIII ci rimangono, variano secondo il tempo nel quale furono coniati. I primi battuti durante l’impero di Lodovico II, cioè dal dicembre 872 all’agosto 875, hanno come quelli di Nicolò e di Adriano II, da una parte (Tav. IV, Ni 8, 9) LVDOVVICVS IMP e nel campo legato assieme da una croce il nome di ROMA, e dall’altra in giro SCS PETRVS ed in mezzo in monogramma il nome del papa, solamente che il pezzo col N° 8 ha le sole lettere IOHANS e quello col N° 9 l’intero IOHANES.

Durante l’impero di Carlo il Calvo, che fu di ventidue mesi, senza dubbio che lavorò la zecca di Roma, ma finora non mi venne fatto di trovare alcun denaro che si possa ragionevolmente credere battuto in tal epoca, essendochè questi, nessuna ragione esisteva perchè non si facessero simili nel tipo a