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hebbero tempo di rimediare ad ogni inconveniente. Hora, in esecutione delli commandamenti della Serenità Vostra, procurerò d’informarmi secretamente delli nomi, et qualità delli ministri della loro cecca, con quel di più, che in questo proposito potrò scoprire, et con ogni maggior diligenza ne darò particolar ragguaglio all’EE. VV., alle quali serviranno bora le presenti per testimonio del devoto mio animo, conchè io ardentemente le obbedirò sempre. Gratie etc.

Di Turino li 19 novembre 1603
Di Vostra Serenità


Serenissimo Prencipe

Non bavendomi potuto informare in questa città per quanta diligenza habbi saputo usare delle particolarità, che erano necessario intorno alla cecca di Frinch, ho mandato huomo a posta, et fidato in quel loco perchè non solo mi porti mostra della moneta, ma li nomi ancora delli artefici, sopra di che non ho potuto fin hora haver risposta per li pessimi tempi che qui corrouo, ma avendo trattato con quello che accusò a S. A. il signor di Frinch in tal materia, egli se mi ha offerto spontaneamente di dar nelle mani della Serenità Vostra molti di costoro, con la captura dei quali dice che si verrà in cognitione di molti sudditi della Serenissima Repubblica interessati in questa cecca, promettendosi facilità in questo negotio, per la stretta cognitiono, che ha con quelli ministri. Tuttavia t bavendomi dimandato per parte di ricompensa cinquecento scudi anticipati, non ho voluto stringer negotio seco fino a tanto che da Frinch mi venghi relatione; ma subito giunta che sia, procurerò di avanzarmi quanto più potrò in questo negotio, et di tutto darò particolar et diligente raguaglio alla Serenità Vostra per dovermi in esecutione dei prudentissimi suoi commandamenti adoperare conformo al debito dell’osservanza mia. Gratie etc.

Di Turino li 22 novembre 1603
Di Vostra Serenità

Francesco Priuli Amb.


Serenissimo Prencipe

È ritornato quello, che questi giorni a dietro mandai a Frinch, il quale dopo essersi fermato tre giorni in quel loco a gran fatica mi ha portata la qui alligata nota dei nomi dei ministri di quella cecca senza alcuna mostra di moneta per haveria trovata tutta confusa, perchè essendo restato da S. Martin in qua il comando di quel loco nel sìg. Giulio Cesare Mazzetta, egli per la mala intelligenza, che esercita con il signor Hercole, vuole mutare tutti li officiali, et ministri locanti a quel governo et in particolare quei della zecca, che per tal causa resta hora serata lasciandosi però intendere di voler tener il maestro di zecca, per poter godere il frutto di quelle intelligenze, che per quanto dicono hanno reso commodo al sig. Bsrtolo di vinti mille scudi, in modo che, di povero gentirhuomo, sta hora assai bene havendo comprato possessioni et altro. Vengo però assicurato che trattando io con il suddetto maestro di zecca non solo haverò il nome delli nuovi artefici, ma delli primi tutti, e detti interessati ancora, che dicono essere gran parte bressani et bergamaschi, i quali egli userà arte per farli