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A Smirne ad un tal Bajardo sopracarico di una polacca spedita da Livorno dai Signori Grandi, e Misturo, ne furono intercette nella stessa casa ove habitava, dicono per pezze dieci in dodeci mila di quei di Torriglia . . . (corroso) . . . . ricuperatione, la quale non sò certo se sia seguita.

In Costantinopoli sono stati impiccati due Armeni ai quali ne trovarono alcuni grezi (sic) in bontà di sei.

In Smirne ad un tale Capitano Grimanol han fatto pagare pezzi cinque mila di pena, che dicono avaria, per havergliene trovato di bontà di sette, non si sa poi ove siano stati battuti.

In Cipri son seguite diverse altre simili avarie, e bisogna pregare Iddio, che non siano scoperti.

In Tripoli quel Bassà ne scoperse, e ne bollò in casse per pezze quattro in cinque milia pure di Torriglia, che vi portò un tal Canova per conto di Grandi e Misturo, ma il medesimo Bassà si è contentato di restituirli, purchè se li mostri il testimoniale, che sono ritornati a Livorno, e dopo ha bandito l’esito di tal sorta di moneta tanto di 8, che di 11 come si vede nel suo bando.

In Smirne, Cipro, e Costantinopoli quelli di 11 si possono libere introdurre, e molti dicono essere indulgente anche di dieci.

La stampa gradita è quella di Massa, e di Francia con tre gigli nel scudo, l’altre stampe sono più dure a digerire; et se ne comprano mercantie, si scapita in queste, più di quello si guadagna nella moneta.

(Estratta da copia sincrona esistente nella Biblioteca della R. Università di Genova).