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QUARTO. 79


L.


Vi fu dipoi un certo umor bestiale,
     Che Preti, e Frati messe in Confusione;
     Dicendo, o Padre santo, io sono il tale,
     Che voglio far solenne confessione:
     Il mio cognome è di quell’animale
     Che con suoi trilli alletta le persone,
     Col far trì trì nella stagion estiva
     Dentro de’ buchi, e mai al quattro arriva.

LI.


Udite tutti, o miei fratelli amati,
     Son troppo galantuomo ed alla mano,
     E vi vorrebbe a scriver miei peccati
     Un libro grosso più dell’Alcorano
     Per dirla schietta fino ai Preti, e Frati
     Ho fatto ai giorni miei sempre il Ruffiano ;
     Con tutto ciò, come di buona razza,
     Posso mostrar fronte scoperta in Piazza.

LII.


Un figlio poi del quondam Ser Marchetto,
     Che nel butroque iure era Dottore,
     Entrar pur volle al popolo in concetto
     D’essere un scellerato peccatore;
     Onde battendo colle mani il petto,
     Misericordia, disse, o mio Signore:
     Fratelli, io sono alquanto carnalaccio,
     E confesso che feci un peccataccio.