Pagina:Moneti - Cortona convertita, 1797.djvu/122

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88 CANTO


XVII.


Padre, uno disse, io ve la dirò schietta;
     Quando i’ ero ragazzo più piccino,
     Una ragazza un dì trovai soletta,
     Starsi filando all’ombra sotto un pino,
     Subito messi mano alla brachetta
     Per entrar nella grotta di Merlino;
     E la distesi sopra il santambarco
     Col bracco in mano per turarle il varco.

XVIII.


Padre, diceva Marco di Sandrone,
     Da giovine son stato un tristarello,
     Nel veder con le pecore il montone
     Mi sentivo allungare il chiavistello;
     Allora poi pensando all’occasione
     Faceva in su, e in giù col pintentello:
     Dopo aver dato poi di se tal saggio,
     Così un altro parlò nel suo linguaggio.

XIX.


Io son quel Margarite da Pecano,
     Che tenne mala pratica nov’agne,
     Di ciravello strubeg' e balzano
     Vissuto con astuzia, e con engagne,
     E capriccione nel menar de mano
     Con Marco, o Piero, o Pavel, o Giovagne;
     Mo ne chieggio perdono a tucchie quanchie
     A Dio, alla Madonna, e a tucchie Sanchie.