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SESTO. | 103 |
VIII.
Non allargate poi tanto la mano
Al viver licenzioso, ed al peccato,
Ma con giudizio più maturo, e sano
Considerate bene il vostro stato:
Il peccar qualche volta è un atto umano,
Ma è da demonio l’essere ostinato;
E quel tornare al vomito sì spesso
Sempre tien l’uomo a gran perigli appresso.
IX.
Spesso per troppo camminar si suda,
Per il troppo tirar la corda è rotta,
Resta in pentola pur la carne cruda
Per il troppo bollir disfatta, e cotta:
Troppo accostarsi alla materia nuda
Suol rovinare ancor la gente dotta;
E tanto al lardo va la gatta ardita,
Che lo zampin vi lascia oppur la vita.
X.
Voglio insegnarvi a far la riduzione
Dal male al manco male, e in tal maniera
Chi tutto giorno casca in tentazione
Ne serbi almeno intatta un’ora intiera;
Per ogni mese un giorno si propone,
E per un anno un mese poi di fiera;
Libera sia la piazza dal peccato,
Per non farlo sì spesso, e a buon mercato.