Pagina:Moneti - Cortona convertita, 1797.djvu/155

Da Wikisource.

RITRATTAZIONE 121
XVII.

XVIII.


Lungi da me ( diss’io ) questi pensieri
     Di soddisfare al temerario ardire
     Di sì fatti, e maligni consiglieri,
     E loro indegne brame oggi aderire;
     Ami pretendo assai più volentieri
     Di giustìzia le parti anco adempire,
     Col palesare il mio segreto inferno
     Contro il desìo di un tentator d’Averno.

XVIII.


Oh quanto mal colui, che al male induce
     Spesso a mortali in questo mondo apporta;
     Chi per la via di qnalche vizio è duce,
     Ad altri dell’abisso apre la porta;
     Se il cieco guida un ch’è privo di luce,
     Al precipizio gli diviene scorta;
     E chi cagione è dell’altrui peccato
     Fassi del peccator più scellerato.

XIX.


Molti ch’hanno per genio in odio il bene
     Il ben che fanno gli altri, hanno per male;
     Uomo accorto da questi oggi si tiene
     Chi per natura suol mostrarsi tale:
     Ma degno è d’esser cinto di catene
     Chi concetto ritien così bestiale;
     Tra i vizzi poi l’aver lubrico il piede
     Dimostra il falso cuor, Greca la fede.