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metri nel bacino superiore di Verra. In conseguenza il tronco non può esser venuto da uno dei due versanti vallivi, tanto meno poi per la ragione che il ghiacciaio si trova chiuso fra le sue alte morene laterali.

Premesso, come si vedrà meglio in seguito, che i ghiacciai a partire dalla metà del XVI secolo non ebbero mai uno sviluppo minore all’attuale, si potrebbe ammettere che il nostro abete, prima di tale epoca, sia cresciuto nella regione ora occupata dal ghiacciaio. In tal caso però il suo punto d’origine avrebbe dovuto essere tra i 2500 ed i 2600 metri, perchè per rimanere nascosto entro la massa glaciale poco più di 3 secoli, ricomparendo solo ora, avrebbe dovuto percorrere circa km. 2,5, dato che la velocità di discesa della massa glaciale sia stata di 80 metri all’anno come ho misurato al ghiacciaio del Lys (m. 2500:80 = 301 anni).

Ma questa eventualità dev’essere pure scartata perchè il tronco si presenta intatto, nè dimostra di aver subìta qualsiasi forte comprensione, il che certamente si sarebbe verificato qualora avesse dovuto compiere un così lungo tragitto immerso nella massa glaciale per la durata di 3 secoli.

Non rimane quindi altra possibilità che quella di ammettere che esso sia cresciuto poco a monte dell’attuale fronte e ben inteso, dopo esser stato abbattuto dal ghiacciaio sopravanzante, e che non sia rimasto inglobato nella massa di questo, perchè in tal caso, data la velocità di discesa di quella, sarebbe stato rigettato già da qualche secolo, ma bensì entro il minuto detrito della morena di fondo, dove è rimasto per tanti secoli e donde solo ora è ricomparso alla luce per l’enorme ritiro di questi ultimi anni.

Al riguardo si potrebbe obiettare che per effetto dell’erosione glaciale il tronco avrebbe dovuto venire fortemente frantumato e comunque riportato a giorno già da molto tempo. La natura litologica, ma soprattutto le condizioni orografiche del bacino dimostrano che la mia ipotesi è pienamente fondata.

Premetto, lasciando da parte tutte le concezioni unilaterali dei fautori e degli oppositori intransigenti dell’erosione glaciale, che questa si esplica quasi esclusivamente in corrispondenza alla base delle rotture di pendenza dell’alveo, come del resto ammette il Rovereto nel suo classico trattato di Geomorfologia. Essa può invece essere quasi nulla nelle parti pianeggianti e debolmente inclinate soprattutto se il tragitto è molto lungo.

Dalla displuviale Breithorn-Schwarzthor fino al Pian di Verra (m. 2047) l’unica rottura di pendenza è data dal gradino sottoglaciale che dal Schwarzthor corre diagonalmente alla Gobba di Rollin. Già la parte a monte di detta sezione, non offre eccessive pendenze, ma è particolarmente quella a valle della medesima che si presenta a lievissima pendenza. La sua uniformità è tale da determinare per oltre 4 km. la principale caratteristica di questa enorme fiumana glaciale. Ne consegue che l’erosione dell’alveo sottoglaciale per opera del ghiacciaio dev’essere molto lieve per non dire