Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/125

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E l’ardua rocca incontro alle percosse
860Men gagliarde si sieno e men ritrose
De’ battaglier che la città racchiude.
Primo fra tutti si travaglia e tenta
Fra le mura percosse adito aprirsi
Azimo impazïente. — Oh! potess’egli
865Stretto fra le sue mani un sol momento
Il profeta tener — non di lione
Le fortissime zampe, e non le spire
Di rio serpente pareggiar l’amplesso
Potrìa della vendetta in quell’istante,
870O la dell’odio intensità feroce.
     Odi! al crebro cozzar del ponderoso
Monton rimbomba l’agitato muro,
E or si scoton gli spaldi, or si dissolve
La compatta muraglia — oh! ma nessuna
875Breccia finor s’aperse. — «Anco una volta!
Anco un colpo gagliardo uniti tutti
Avventate, o guerrieri!» Oh vedi! il muro
In quel lato si sfascia — urlan di gioia
A tal vista le schiere: «Una percossa,
880Una sola percossa a quella parte
E nostra è la città.» Vinta è la prova,
E la lata muraglia in duo partita
Da quel colpo fatal scindesi a guisa