Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/126

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D’un antico che s’apra ampio cratere,
885E si scopron le vie della cittade
Desolate e di fumo orrido ingombre.
Ma qual portento! non di vita un segno;
Non un oggetto che si mova intorno
O di sopra o di sotto! — Or; che s’acchiude
890In cotesto silenzio? — A tale aspetto
Ogni sguardo, ogni cor resta sospeso
Per breve istante. «Entriamo!» Azimo esclama;
Ma lo scaltro califfo, a cui nel core
Quell’oscura quiete ha suscitato
895Timor d’insidia, le falangi affrena.
Ed ecco in quella uscir d’infra gli sparsi
Rottami una figura e lenta lenta
Brancolando avanzarsi; e mentre il sole
D’un raggio la percote, ogni pupilla
900Vede steso sovr’essa il noto ahi! troppo
Argenteo velo. «È desso! è desso!» esclama
La turba circonfusa; «Ecco Mokanna!»
A cotal vista esulta Azimo, e ratto,
Non sceso no, gittatosi di sella,
905E rivolto al califfo: «A me s’aspetta»
Terribilmente ei grida; «a me s’aspetta
Ferir quell’empio; la mercede è questa
Che da te voglio.» E impetüoso ei move