Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/74

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Imagini d’amore e di bellezza,
Quivi tutte splendean, non manifeste
Soverchiamente, ma velate alquanto
Qual pinger suol quella finissim’arte
480Che sa della beltade ivi più forti
Essere i vezzi dove meno è aperta,
Siccome il vivo orïental pianeta,
Che conforta ad amar, fulge più bello
Allor che mezzo nuvoletta il vela.
     485Con piè veloce il giovine trascorre
Dinanzi a questi istorïati amori
E s’affaccia al verone ove tranquillo
L’argentato piovea raggio di luna;
Di là vestiti i campi egli rimira
490D’una limpida luce e queto intorno
Ode il tutto tacer, quasi di vita
Nè uno spirto animasse i venti e l’onda.
Quivi ei respira; lontanando intanto
La melodìa sul core una favella
495Gli piove impressa di più santo suono
Come se la distanza e quella pura
Luce di cielo, fra cui passa il canto,
Le avesser tolta ogni terrena impronta.
Oh! com’egli potea tendere a questo
500Suono l’orecchio, contemplar quel cielo