Vai al contenuto

Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/79

Da Wikisource.

[74]

Io, pur dianzi, se mio stato si fosse
Quanto il mondo di ricco in sè raccoglie,
Te per mia gemma eletto avrei, te sola
Fra le ricchezze del creato intero.
605Ed ora — oh! gioia che ogni gioia avanza! —
Ora quì ti ritrovo; ora mi beo
Di gaudio inaspettato in rimirarti,
O santo amor dell’alma mia, Zelica!»
     E veramente dell’amate labbra
610Il tocco onnipotente avea rimosso
Dagli occhi di Zelica il passeggero
Velo dell’ombre; e quale al molle fiato
D’un’auretta d’aprile a poco a poco
Si dissolve la neve e i fior disvela
615Germoglianti di sotto, a tal sembianza
Le palpèbre s’apriro ed i lucenti
Occhi fur visti s’affisar sovr’esso
Non più, siccome pria, con guardo errante
Ed inquïeto, ma sereno e sparso
620Di mestizia gentil, quasi un istante,
Benchè scorso in deliquio, a lui vicino
Dato avesse al suo spirto alcun conforto;
E quasi il ridestarsi infra gli amplessi
E le carezze dell’amato oggetto
625Le avesse il cor purificato in parte: