Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/80

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Ma quando udì che santa era chiamata
Dal diletto amor suo, più non sostenne
Tanta vergogna, ma si svolse a un tratto
Dagli amplessi di lui, quindi celando
630Fra le sue mani la colpevol faccia
Disse con voce che spezzato avrìa
D’angoscia e di pietade il cor più duro:
«Santa, santa mi chiami! oh cielo! oh cielo!»
     Il suono della voce, i tramutati
635Guardi del volto, le funeste traccie
Cui lasciano profonde, ovunque han sede,
La colpa e la sventura, il disperato
Volgersi di quegl’occhi ove già tempo,
L’avess’egli incontrata all’improvviso,
640Visto avria fortunato il suo sembiante
Reflesso in mille modi e sempre in gioia;
E il loco alfin, quel maledetto loco
Ove sotto ogni forma, onde s’adesca
Con magico poter la mente e il core,
645Stassi il vizio nascoso a quella guisa
Che fra l’olezzo de’ fioretti asconde
Le sue lubriche spire un rio serpente;
Tutto, tutto il suo cuore ebbe percosso
D’un improvviso e gelido spavento
650Come di morte; ogni parola è troppa;