Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/91

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Con magica virtù queste infinite
10Cupole e tende e il lucido apparecchio
Che, quant’occhio comprende, in vago aspetto
D’armi e d’armati la contrada ingombra?
Vedi regali padiglioni a cui
Fanno schermo dal sol vaghe cortine
15In porpora tessute e vagamente
Di palle d’oro il culmine risplende;
Vedi superbi e nitidi cavalli
Che le loro coverte han ricamate
A fil d’argento e splendide pettiere
20E borchie e freni luminosi e vaghi.
Vedi camelli a cui pendon vezzosi
D’ogni parte fiocchetti e cordicelle
E conchiglie leggiadre e ad ogni scossa
N’esce per l’aure un’armonìa gioconda.
     25Quando in mare scendea l’ultimo sole
Questa vasta pianura era sì muta
Che suono non s’udia, tranne il lontano
Mormorar del torrente ed il ronzio
Dell’augello che penne ha di locusta.
30Or odi! un alto ed indistinto al vento
Si diffonde schiamazzo e d’ogni lato
Sorgon gridi e cachinni; odi i nitriti
Di frementi corsieri; odi il tintinno