Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/98

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Si solleva e s’oppone a par del disco
185Di luna rubiconda allor che immota
Sta fra le nubi che fugaci e preste
Trascorrendo pel cielo in notte estiva
Le si fendono innanzi e via trasvolano.
Invano ei bestemmiando ed imprecando
190Mena a cerchio la spada e mette a morte
Quanti vengongli a mano, o sian nemici
Che gli piombino sopra, o sian seguaci
Che fuggitivi ei colga; e in tanta strage
Di nemici e d’amici egli rassembra
195Di tutte genti l’avversario antico.
Ogni guerriero appena ebbe veduto
Quel giovinetto che parea ricinto
Di splendore e di gloria approssimarsi
Qual ne’ sogni talor forma ne appare,
200«Miracolo!» gridossi e tostamente
Quel grido si diffuse infra le schiere,
Ed ogni spada lo seguì, siccome
Segue l’astro d’Arturo indica pietra.
Difilato a Mokanna egli si schiude
205Quinci e quindi il sentiero e corre e vola
Senza colpo menar, quasi l’orrendo
Fulmin dell’ira, che dal cielo ei reca,
Disdegnasse cader su meno forti